Risarcimento danni da esposizione ad amianto ad agenti patogeni
La massiccia ed indiscriminata diffusione dell’amianto in diversi settori industriali, ed il ritardo con cui il legislatore italiano si è interessato del problema, vietandone definitivamente l’utilizzo solo nel 1992, è all’origine della diffusione di una serie di patologie asbesto correlate, tra cui, principalmente, l’asbestosi, il tumore polmonare ed il mesotelioma pleurico e peritoneale ma anche neoplasie alla faringe, laringe, e ad altri organi vitali.
La neoplasia più aggressiva è il mesotelioma pleurico/peritoneale che è caratterizzato da un lungo tempo di latenza che si traduce nella comparsa della patologia anche a distanza di 40 anni dall’esposizione, con esiti infausti che, nella maggior parte dei casi, si verificano entro un breve periodo dalla comparsa dalla malattia.
Il lungo periodo di latenza del mesotelioma comporta che, in presenza di esposizioni multiple presso diversi datori di lavoro, sia necessario valutare se tutte le esposizioni abbiano o meno assunto un ruolo causale nell’insorgenza della malattia e sul tema della genesi si è assistito ad accesi dibattiti tra diversi scienziati ed esperti in medicina del lavoro.
In un primo tempo si riteneva che bastasse anche un’esposizione limitatissima per innescare la neoplasia (cd. trigger dose-dose grilletto) ma detta teoria è rimasta una mera congettura priva di ogni base scientifica, tanto da essere definitivamente accantonata.
Attualmente la teoria più accreditata tra gli epidemiologi e gli oncologi la cd. teoria multistadio, fondata sugli esiti del Convegno Internazionale di Helsinki tenuto nel gennaio del 1997 e sui successivi aggiornamenti e, soprattutto, sugli esiti della Seconda e Terza Consensus Conferences svoltesi rispettivamente nel 2011 e nel 2015 a Torino e Bari. Gli studi degli esperti hanno consentito di individuare un periodo di induzione (a sua volta distinto nelle fasi di iniziazione e di promozione) durante il quale si registrano le risposte del sistema immunitario ed al termine del quale si ha la fase della latenza clinica. Nella fase di latenza il processo neoplastico è irreversibile e resta indifferente ad altre esposizioni all’amianto.
La conseguenza di tali evidenze scientifiche sul piano giuridico è che tutte le esposizioni all’amianto anteriori di almeno 10-15 anni dall’insorgenza della malattia sono ritenute causalmente rilevanti per l’innesco del processo neoplastico e/o, in ogni caso, per l’accelerazione dello stesso, atteso che l’amianto è un “cancerogeno completo”, cioè dotato di azione iniziante e promovente e quindi capace di iniziare e promuovere le varie fasi che portano alla trasformazione maligna.
Gli esiti delle suddette conferenze hanno orientato la giurisprudenza della Corte di Cassazione in senso favorevole al lavoratore, in quanto ogniqualvolta si poneva il problema di stabilire quale delle diverse esposizioni a cui era stato sottoposto il lavoratore nel corso della sua carriera avesse avuto rilevanza per l’innesco della neoplasia, la conclusione è stata, per l’appunto, che la possibilità di contrarre il mesotelioma aumenta in modo più che proporzionale rispetto alla durata dell’esposizione ed alla quantità di polvere inalata e quindi ogni esposizione riconducibile al periodo di induzione è causalmente rilevante (Cass. civ. 27.10.2017 sez. lav. n. 2598/18 – Cass. Pen. 18.05.2018 n. 22022).
L’avv. Paissoni, grazie all’esperienza maturata nello specifico settore, avendo patrocinato numerose controversie in materia (Eco di Bergamo Eco Bg 3.12.2014, Espresso Espresso marzo 2003) offre un’assistenza qualificata in materia di risarcimento del danno da esposizione ad agenti patogeni, nonché nell’ambito delle connesse problematiche di natura previdenziale che possono insorgere laddove l’ente non intenda riconoscere la natura professionale della malattia.